bile dell’Unione Europea attra-
verso il progetto “Vamp Up”.
Allostudioèanche laposadi un
quarto binario per potenziare
la capacità di inoltro in moda-
lità ferroviaria.
Anche se, e questo è uno degli
aspetti critici del sistema logi-
stico vadese, il problema non
sarà tantoquellodi organizzare
delle spedizioni, quanto di ren-
dere il trasporto su ferro com-
petitivo attraverso il ricorso a
treni di lunghezzaadeguata (al-
meno 750 metri) e una grande
disponibilità di tracce sulle li-
needi inoltro. Adoggi nonsem-
brano essercimolte alternative
all’utilizzo della tratta Vado Li-
gure – Sampierdarena per poi
risalire verso i Giovi. La pro-
spettivapiùravvicinataèquella
di servirsi, come tutte le merci
in uscita da Genova, del giàmi-
tico Terzo Valico. Quando tut-
tavia il nuovo traforo sarà per-
corribile, ci si troverà a dover
fare i conti, lungo le direttrici di
Novara e Milano verso Svizze-
raeGermania, conuna rete con
standard lontani dall’efficienza
richiestadai servizi internazio-
nali per le merci.
Il manuale del “fai da te” dei
savonesi prevede anche di by-
passare il nodo di Genova in-
stradando i treni dei conteni-
tori sulle linee Savona – Ceva
(per Torino) e Savona – Acqui
(per Alessandria). Peccato che
queste linee, nel tratto di attra-
versamento alpino, presenti-
no le pendenze più elevate tra
tutte le ferrovie del NordOvest
italiano, con la necessità di
usare doppia trazione e di limi-
tare la lunghezza dei convogli;
un altro problema è costitui-
to dalla sagoma delle gallerie,
complicata per tutti i container
e proibitiva per quelli di taglia
superiore (“high cube”); infi-
ne, sulla linea per Torino, oc-
corre fare i conti con una trat-
ta, tra San Giuseppe di Cairo e
Ceva, a binario unico. Volendo,
si può aggiungere ad un qua-
dro decisamente grigio anche
il mancato completamento
del raddoppio della linea co-
stiera, tra Finale Ligure e An-
dora, con conseguente abbas-
samento dell’offerta di tracce
per nuovi treni merci in dire-
zione Ventimiglia e Francia.
Con queste premesse appare
una missione impossibile rag-
giungere, senza interventi stra-
ordinari, il dichiarato obiettivo
di inoltrare su ferrovia il 40%
dei containers sbarcati a Vado.
Con lanecessitàdi ripiegare sul
trasportosugomma, dove i vin-
coli infrastrutturali sonomino-
ri ma pur sempre consistenti.
Tutto questo, ovviamente, in
prospettiva, quando il termi-
nal vadese andrà a regime. Al
momento non saranno alcune
centinaiadimigliaiadi conteni-
tori all’anno a compromettere
la vivibilità sul territorio e l’ef-
ficienza della nuova piattafor-
ma. Ma se si vuole che il porto
cresca secondo le attese, gene-
rando redditi e lavoro, non c’è
altro tempo da perdere.
9
IMPRESA
La prima delle
mastodontiche gru già
posizionata in banchina e
l’edificio che ospiterà servizi
e uffici;
a lato due rendering
sull’aspetto finale della
piattaforma e della
palazzina direzionale
Seta
i Vado
rimi contenitori